FRANCESCO CLEMENTE “STANDING WITH TRUTH FOR RAVELLO 2017” TENT BY FRANCESCO CLEMENTE

Domenica 2 luglio (fino al 30 settembre)
Villa Rufolo ore 18.00
Inaugurazione della mostra di Francesco Clemente

Tra i progetti speciali curati dal direttore artistico Laura Valente la mostra che Francesco Clemente porta a Ravello è un’installazione site-specific ideata per Villa Rufolo, a partire dalla serie ENCAPMENT già declinato un lustro fa circa sul tema delle Tende.

Tende preziose, “luoghi artistici”, concettuali e simbolici, che diventano sinonimo di rifugio e dedica ideale al tema delle migrazioni.

Spesso Francesco Clemente ha attraversato, sviluppato, abbandonato e poi ripreso temi, ossessioni, tecniche e formati diversi, ad intervalli irregolari, con l’incoerenza disinvolta di un monologo interiore. Se si scosta il velo orientale e l’alone misticheggiante che la circonda da sempre, la sua opera si presenta piuttosto come un’ermeneutica del linguaggio dell’arte visiva, una sorta di concettualismo malinconico: da una parte il repertorio infinito di forme e di stili di cui dispone l’artista (eclettismo o sincretismo), dall’altra un mondo esterno, da Nord a Sud e da Est a Ovest, concepito come gigantesco deposito per l’accumulo di dati sensibili.

La mostra a Villa Rufolo presenta una grande tenda (in inglese tent) della forma tipica di quelle che caratterizzano gli accampamenti dei pastori nomadi asiatici. Gli interni dei tessuti sono stati dipinti a mano a tempera da Clemente, mentre la stoffa mimetica degli esterni è ricamata a mano, con filo d’oro, da artigiani indiani. Saranno mostrati anche in prima assoluta 19 acquerelli dell’artista, che per il tema scelto dal direttore artistico ha disegnato in esclusiva un muro dal quale volano aquiloni colorati.

Francesco Clemente

Pittore e disegnatore napoletano (Napoli, 1952) è stato tra i più importanti protagonisti del movimento artistico della Transavanguardia, teorizzato da Achille Bonito Oliva.

A Roma Clemente incontra Alighiero Boetti, artista torinese appartenente al movimento dell’arte povera. Guidato da Boetti, Clemente va in Afghanistan e in India più volte, fermandosi per mesi nei due paesi. L’Oriente, in particolare l’India, l’induismo, i segni grafici legati a quel mondo cominciano a prendere forma nelle sue creazioni. Ma anche dall’Ovest gli arrivano specifici richiami americani. “Tutto ciò che è stato legato alla beat generation ha contato nella mia vita: le poesie di Allen Ginsberg, i quadri di Andy Warhol, la musica di Bob Dylan e Jimi Hendrix”, ricorda. Nella capitale conosce Achille Bonito Oliva, che lo fa entrare in contatto con altri due italiani, Enzo Cucchi e Sandro Chia: è il terzetto della Transavanguardia. Nel 1981 sbarca in America. “New York è un luogo di incontro dove si ha accesso facilmente a tutte le cose”. Ed è proprio a New York che l’artista napoletano conosce il successo: i suoi lavori vengono esposti dall’Università di Berkeley, in California, al Metropolitan Museum di New York, dall’Art Institute di Chicago al Museum of Modern Art di New York. Lungo il suo percorso Clemente incrocia grandi artisti internazionali, collaborando tra gli altri con Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol. Nella sua produzione artistica, che appare con regolarità anche in tutti i paesi europei, tornano costantemente gli autoritratti, che Clemente definisce “una testimonianza del passare del tempo della fragilità dell’io”. Derek Walcott gli ha dedicato il libro A History of the Heart in Three Rainbows (Charta 2009): «Clemente è italiano ed è quindi discendente ed erede di Michelangelo; si possono contrapporre questi scarabocchi flaccidi, disincarnati, alla solidità marmorea della Sibilla Cumana, per esempio, o alla tensione dei muscoli di un atleta prestante. Non ricordo chi sia stato a liquidare Michelangelo come uno che scolpiva bistecche; ma la scuola di Michelangelo può essere così ridondante e retorica che ci fa desiderare le riduzioni epigrammatiche di un Clemente».
Vive a New York da molti anni e le sue opere, ricche di estrema fascinazione, sono esposte nei più importanti musei d’arte contemporanea del mondo: da Whitechapel di Londra a National Galerie di Berlino, dal MoMa al Guggenheim di New York. A Ravello Clemente sarà impegnato nella sua prima produzione per la danza.

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La mostra è una naturale integrazione di un progetto integrato che vede il grande artista campano impegnato a Villa Rufolo e – subito dopo il vernissage esclusivo- in scena per il live- painting della nuova produzione Ravello festival dedicata ai muri da abbattere e alle migrazioni, che quando diventano integrazioni generano fiori miracolosi, nelle arti quanto nella convivenza tra popoli.