LE PRINCIPALI ESSENZE LEGNOSE
ARBUSTI
Nerium oleander L.
Oleandro
Bacino del Mediterraneo
Arbusto cespitoso o piccolo albero sempreverde, glabro, alto 1-5 m, con foglie coriacee, semplici, lanceolate, acute, picciolate o subsessili, opposte o in fascetti di 3, lunghe 8-20 cm e larghe 1,5-3,5. Fiori pentameri, actinomorfi, gamopetali, bianchi, rosa o rossi o crema; corolla infundibuliforme, del diametro di 2,5-4 cm, con lobi arcuati; la fauce si presenta frangiata. Stami 5 con antere munite di un’appendice pelosa. Infiorescenza a cima multiflora apicale. Il frutto è un follicolo, con semi dotati di un morbido ciuffo di peli bruni. Fiorisce in estate-autunno.
Etimologia: il termine generico deriva da “nerón”, acqua, perché questa pianta, pur avendo adattamenti alla vita negli ambienti aridi, cresce più rigogliosa in prossimità di corsi d’acqua. Il termine specifico oleander non ha relazione con l’olivo, ma sembra essere la derivazione dalla radice greca “ol” con il significato di uccidere (“ol-“ da ollumi) e uomo (aner – andros). In definitiva significherebbe “che uccide l’uomo”. Fin dall’antichità era nota la sua tossicità; Plinio affermava che era in grado di uccidere i serpenti e che se accostato a un animale selvatico ne provocava l’intorpedimento e che il miele fatto dal suo nettare era velenoso. Si racconta che circa una dozzina di soldati napoleonici in Spagna rimasero avvelenati per aver mangiato della carne arrostita su spiedi di rami di oleandro decorticati. L’oleandro inoltre era noto come pianta funeraria: in Sicilia e in Toscana è usanza diffusa e antichissima di coprire i morti con fiori di Oleandro.
Ilex aquifolium L.
Agrifoglio
Europa
Arbusto o albero sempreverde, alto 2-3 m, fino a 20-25 nelle forme arboree. Foglie semplici, alterne, coriacee, ellittiche, con pagina superiore verde scuro e lucida, quella inferiore verde pallido, con margine dentato-spinoso, ondulato, lunghe 3-7 mm e larghe 2-4; picciolo breve. Le foglie delle parti alte di piante mature tendono ad avere margine più o meno intero. Fiori monoclini, bianchi, riuniti in cime ascellari, i fiori staminiferi presentano in natura un sottile bordo rosso sui petali. Drupa tondeggiante, rossa. Fiorisce in primavera-estate.
Etimologia: Ilex è il nome che i romani usavano per una quercia ed è stato utilizzato da Linneo per l’agrifoglio per le sue foglie spinose simili a quelle di alcune querce sempreverdi aquifolium, deriva dal latino acrifolium, foglia acuta In passato, l’agrifoglio e il pungitopo venivano utilizzati per difendere le derrate alimentari dai topi. Insieme al vischio, l’agrifoglio è considerato simbolo di vita che continua e, per questo motivo è usato per augurio nel periodo natalizio. Una leggenda nordica racconta infatti, che Baldur, figlio di Odino, trafitto da una freccia fatta con un ramo di vischio, cadde morente su un cespuglio di agrifoglio. Per ricompensare questa pianta che per ultima aveva accolto il figlio, Odino la fece diventare sempreverde e punteggiata di bacche rosse in ricordo del sangue sparso dall’amato Baldur. Le lacrime della madre si trasformarono invece in perle sulla pianta di vischio. In realtà queste due piante facevano parte dei riti degli antichi sacerdoti celti, che in esse vedevano simbolo di durevolezza e dell’ascesa del sole nel cielo al solstizio d’inverno. Il cristianesimo proibì inizialmente questa tradizione, riappropriandosene in seguito, cambiando le lacrime versate dalla moglie di Odino in quelle sparse dalla Vergine e il sangue di Baldur in quello di Cristo.
Buxus sempervirens L.
Europa-Africa-Asia
Arbusto alto 2-4 m, con rami giovani pubescenti e foglie obovato-oblunghe, lucide, verde chiaro di sotto, con picciolo brevissimo (1-2 mm), lunghe 1-2 cm e larghe 0,6-1,2. Fiori portati in glomeruli ascellari.
Etimologia: Buxus dal nome greco di pianta “pyxos” (affine a “pyx” = “pugno chiuso” ed a “pyknos” “compatto”, usato da Teofrasto per una pianta dal legno durissimo carattere di cui parla anche Plinio descrivendo il Buxus; sempervirens significa sempreverde. Anticamente considerato arbusto magico e di virtù soprannaturali, simboleggiava la perpetuità della vita, la fermezza e la perseveranza. Era sacro ad Ade e si credeva inoltre che stimolasse la fertilità. Dal Medioevo è stato impiegato per la fabbricazione delle pissidi per le ostie consacrate.
Il Bosso è molto diffuso come ornamentale, soprattutto nei giardini all’italiana, in quanto ben sopporta la potatura e, vista la lentezza di crescita, mantiene a lungo la forma.
Plinio (XVI, 70) parla a lungo della pianta che egli chiama Buxus e descrive come sempreverde e con un legno senza venature. E’ interessante rilevare come egli precisi: «L’albero vero e proprio si usa anche nelle opere topiarie. Ve ne sono tre specie: quello gallico, che viene fatto crescere a un’altezza maggiore, con la forma di un cono».
Euonymus japonicus L. fil.
Evonimo
Giappone
Arbusto o alberello sempeverde, alto 3-5 m, con numerose ramificazioni partenti dalla base, glabre, quadrangolari o striate quando giovani. Foglie alterne od opposte, coriacee, ovato-ellittiche, con margini dentato-crenulati, lunghe 5-8 cm e larghe 1,8-4. Fiori bianco verdastri, riuniti in cime 5-12flore. Il frutto è una capsula globosa. Fiorisce in primavera.
Etimologia: il termine Euonymus, era già citato dal botanico e filosofo greco Teofrasto (IV sec. a. C.) e deriva dal greco classico “eu” prefisso che indica “bene” e onoma “nome” cioè “di buon nome”, “di buon auspicio”, malgrado la velenosità dei frutti; ciò ha un significato beneaugurante, scaramantico, per l’antica consuetudine di esorcizzare il nemico o di propiziarsi le divinità avverse chiamandole con nomi gentili. Il termine japonicus indica la provenienza geografica.
Abelia x grandiflora (Rovelli ex André) Reheder
Cina
Arbusto derivante dall’incrocio A. chinensis x A. uniflora, alto 1-2 m, con rami esili che tendono a ripiegarsi ad arco, minutamente tomentosi. Le foglie sono ovato-acute, lunghe 3-6 cm e larghe 1,5-2, di colore verde intenso; picciolo lungo circa 3 mm. Fiori di colore bianco rosato, pelosi alla gola, riuniti a 1-4 all’ascella delle foglie o terminali. Calice di 2-5 sepali, purpureo, persistente. Fiorisce da luglio a novembre.
Etimologia: Abelia, in onore del naturalista inglese Charles Abel (1780-1826) che per primo descrisse e importò in Europa dalla Cina alcune specie di questo genere; grandiflora riferito ai fiori più grandi rispetto alle altre specie. Questo ibrido fu ottenuto per la prima volta nel 1886 presso i vivai Rovelli di Pallanza sul Lago Maggiore.
Viburnum tinus L.
Lentaggine
Bacino del Mediterraneo
Arbusto sempreverde, alto 1-3 m, ramoso, con rami opposti, i giovani a corteccia purpurescente. Foglie ovate o ellittiche, arrotondate alla base, lucide, a margine intero, tomentose sulla pagina inferiore, lunghe circa 10 cm e larghe 5. Fiori bianchi, portati in cime corimbose terminali. Frutto blu-nerastro. Fiorisce in inverno-primavera.
L’etimologia del nome Viburnum è alquanto oscura, Virgilio lo usa nelle Bucoliche; quanto all’epiteto tinus è citato da Ovidio per indicare una sorta di lauro selvatico che è ricordato anche da Plinio e dallo stesso Virgilio che nelle Georgiche esorta a piantare questa pianta in prossimità degli alveari.
Aucuba japonica Thunb.
Giappone
Arbusto sempreverde alto fino a 3 m, con foglie semplici, opposte, picciolate, coriacee, lucide, ovato-lanceolate, con margini dentati, verdi o maculate di giallo in alcune cultivar, lunghe 7-20 cm e larghe 3-7. Fiori diclini, tetrameri, dialipetali, actinomorfi, con petali porporini, portati in pannocchie erette, irsute, quelle pistillifere lunghe 5-10 cm, le staminifere lunghe 1-2. Il frutto è una bacca ovoide scarlatta. Fiorisce in primavera.
Etimologia: Aucuba deriva da “aokiba”, nome giapponese della pianta; japonica, del Giappone La pianta fu introdotta in Europa dal Giappone per la prima volta nel 1783 dal botanico inglese John Graefer (1746-1802).
Hydrangea macrophylla Ser. (H. hortensis Sieb.)
Ortensia
Giappone
Arbusto a chioma globosa, alto 1-2 m, con rami poco lignificati, non ramificati, partenti dalla base. Le foglie hanno nervature molto evidenti e sono opposte, ovato-acuminate con margine dentato, pallide e talora sparsamente pelose inferiormente, lunghe 10-18 cm e larghe 8-11; picciolo lungo 3-5 cm. I fiori sono prevalentemente sterili del diametro di 3-5 cm e sono portati in corimbi globosi. Il colore dei fiori varia al variare del pH del terreno (nei substrati acidi prevale l’azzurro, negli alcalini, il rosa), e delle cultivar. Fiorisce in estate.
Etimologia: Hydrangea è dato dall’unione di due termini greci antichi hýdros (acqua) e angéion(vaso), sia per la preferenza della pianta per i luoghi umidi, sia per la forma dei frutti, che sembrano piccoli otri per l’acqua; macrophylla significa letteralmente “a grandi foglie”. Il nome comune di ortensia fu dato a queste piante da Philibert de Commerson, un naturalista francese che le introdusse in Europa dalle foreste della Cina, in onore di di Hortense Lapaute, moglie dell’astronomo Jérôme Lalande di cui egli era amante.
Philadelphus coronarius L. (P. pallidus Hayek ex C. K. Schneider)
Fiori d’angelo
Europa-Asia
Arbusto caducifoglio, cespitoso, alto 1,5-3 m, con rami tomentosi da giovani, a corteccia desquamante. Foglie semplici, brevemente picciolate, opposte, ovato-acuminate a margine irregolarmente e lassamente dentellato, con nervature inferiori ispide, per il resto glabre, lunghe 4-12 cm e larghe 5-6. Fiori tetrameri, actinomorfi, dialipetali, con calice a sepali ovato-lanceolati e corolla bianca con 4 petali arrotondati o acuminati; stami numerosi con antere gialle; stilo con 4 stimmi. I fiori sono isolati o, più frequentemente portati in racemi terminali 5-9flori. Il frutto è una capsula. Fiorisce in primavera.
Etimologia: Philadelphus, dal greco philos “amante” e adelphos “fratello”; coronarius, simile a corona, riferito ai numerosi stami disposti a corona o, in alternativa, per l’uso dei fiori per fare ghirlande.
Rosmarinus officinalis L.
Rosmarino
Sud Europa, Asia
Arbusto cespuglioso, sempreverde, alto 1-2 m, con fusti quadrangolari e foglie semplici, opposte o in fascetti ascellari, lineari, intere, a margine revoluto, tomentose sulla pagina inferiore, lunghe 2-3 cm e larghe 1-3 mm.. Fiori riuniti in racemi ascellari, pentameri, gamopetali, a corolla bilabiata, azzurro-violacea o biancastra; calice bilabiato con labbro inferiore bilobo. Stami 2. Fiorisce in primavera-estate.
Etimologia: Rosmarinus, classicamente interpretato come derivante dal latino ros, rugiada o spruzzi e marinus del mare, ma più probabilmente potrebbe anche derivare dal greco “rosis” dare forza e“myrinos” = aromatico per il forte aroma emanato dalla pianta; officinalis: nome dato a molte piante più frequentemente usate in quelle che venivano chiamate officine farmaceutiche e cioè i laboratori in cui si preparavano i medicinali. Ovidio nelle Metamorfosi racconta che Leucotoe, figlia del re di Persia si lasciò sedurre da Apollo e il padre per questo la punì con la morte. Ma i raggi di sole che colpirono la sua tomba la trasformarono in una pianta di rosmarino. Da ciò deriva l’uso presso i Romani di porre un ramoscello di questa pianta fra le mani dei defunti. Tale pratica era in uso anche nell’antico Egitto e il suo olio essenziale era usato nella pratica dell’imbalsamazione. Nel medio Evo il rosmarino è divenuto simbolo di amore e fedeltà. Molteplici sono gli usi alimentari e fitoterapici, Plinio lo consigliava per curare vista e fegato, mentre Teofrasto e Dioscoride per i problemi digestivi. La pianta era usata per profumare gli ambienti e Lucullo prima dei suoi famosi pasti era uso a lavarsi le mani con acqua in cui era immerso un ramo di rosmarino.
Pittosporum tobira (Thunb. ex Murray) Aiton fil. (Euonymus tobira Thunb. ex Murray)
Cina-Giappone
Arbusto o alberello sempreverde, alto 2-4 m, con foglie semplici, alterne o in verticilli, obovato-spatolate, a margine intero, coriacee, lucide, lunghe fino a 10-12 cm e larghe fino a 4. Fiori bianchi, profumati, larghi 1,5-2,5 cm, riuniti in cime brevi. Frutti giallo-marroni. Fiorisce in primavera.
Etimologia: Pittosporum dal greco “pitta”, resina e ”spora”, seme, in quanto i semi sono ricoperti di resina; tobira (porta), forse perchè il legno duro del pittosporo lo rende idoneo alla realizzazione di porte e serramenti.
Prunus laurocerasus L.
Lauroceraso, Lauro regio
Europa, Asia
Arbusto o albero sempreverde alto 1,5-4 m, con foglie oblunghe, ottusamente acuminate, a margine intero o, più frequentemente, seghettato, lucide, più o meno coriacee, lunghe 10-20 cm e larghe circa 5. Fiori bianchi, riuniti in racemi eretti terminali o ascellari. Frutti simili ad olive, di colore nero-purpureo. Fiorisce in primavera.
Etimologia: Prunus il nome latino che verosimilmente indicava diverse specie dello stesso genere, probabilmente in particolare il susino; laurocerasus per le foglie simili a quelle dell’alloro. Pianta utilizzata per la formazione di siepi in virtù del suo fitto fogliame.
Crataegus monogyna Jacq. (= C. oxyacantha L. nom. ambig.)
Biancospino
Europa
Arbusto spinoso, alto 1,5-4 m, con corteccia grigio-aranciata, glabro. Foglie romboidali, cuneate, verde lucido sopra e chiare di sotto, con 2-3 lobi per lato e dentellate verso l’apice degli stessi, lunghe 2-4 cm e larghe circa altrettanto. Fiori bianchi, portati in grappoli; stami 20 con antere rosse; stilo unico. Pomo rosso. Fiorisce in primavera.
Etimologia: da l greco “Kratos” forza, in riferimento alla robustezza del legno; monogyna dal greco “mónos” unico e “gynè” femmina indica che il fiore ha 1 solo pistillo. Le sue bacche sono altamente nutritive, venivano utilizzate come nutrimento dagli uomini del neolitico, viene usato ancor’oggi dai nativi americani per creare un alimento invernale pemmican. Nell’antica Grecia e a Roma il biancospino era considerato l’albero di maggio: per i romani era la pianta consacrata sia a Flora, dea della primavera che a Maia, dea del mese di maggio e della castità. Secondo il Calendario Celtico degli alberi era l’albero della preparazione al solstizio d’estate, momento di purificazione in attesa della nuova stagione.Secondo una leggenda Giuseppe, si recò in Gran Bretagna per diffondere la parola di Cristo, appena sbarcato sull’isola piantò il suo bastone sulla terra e da esso nacque miracolosamente una pianta di Biancospino, accanto alla quale egli costruì la prima chiesa d’Inghilterra divenuta poi una grandiosa abbazia medioevale, rasa al suolo nel 1539. Ogni anno il Biancospino fioriva alla vigilia di Natale e si portava un ramo al re e alla regina d’Inghilterra. Si credeva che i fiori candidi della pianta fossero il simbolo della purezza della Vergine, che i frutti scarlatti fossero le gocce del sangue di Cristo, e i rami spinosi la corona di spine sul capo di Gesù. Durante la Rivoluzione Francese, nonostante l’ostilità al riguardo delle antiche usanze, l’importanza del biancospino venne mantenuta rinominandolo “albero della libertà”: e in quegli anni in Francia ne furono piantati più di 60.000. Il Biancospino è oggi molto usato in fitoterapia per i suoi benefici effetti sul cuore e per la capacità di ridurre il colesterolo.
ALBERI
Acer negundo L. subsp. negundo
Acero americano
Nordamerica
Albero deciduo, dioico, alto fino a 12-25 m; la corteccia è di colore grigio chiaro o marrone chiaro, profondamente fessurata in ampie creste e desquamante in scaglie. Foglie, gialle in autunno, lunghe fino a 20-25 cm, composte, imparipennate. Fiori giallo-verdastri in racemi penduli. Samare con ali più o meno parallele. Fiorisce in primavera prima del completo sviluppo delle foglie.
L’etimologia del nome Acer è abbastanza controversa, secondo alcuni deriva, dal latino aspro, riferito probabilmente ai lobi acuti di alcune specie europee, secondo altri invece il prefisso ac di lingue proto-indo-europee che significa affilato, è riferito alla tradizione di usare il legno di questa piante per produrre punte e lance. Altrettanto incerta è l’origine di negundo, secondo alcuni da interpretare come ‘indiano’ secondo altri relativa aduna voce indigena malabarica (costa occidentale dell’India asiatica) per indicare tale albero. Introdotta in Europa nel XVIII secolo, in Italia sta diventando rapidamente un’infestante.
Araucaria heterophylla (Salisbury) Franco
(A. excelsa (Lambert) R. Brown; Dombeya excelsa Lambert; Eutassa heterophylla Salisbury)
Pino di Norfolk
Isola di Norfolk
Conifera alta fino a 60 m, a portamento piramidale, con corteccia bruno chiara, desquamante in scaglie sottili. Rami orizzontali in verticilli di 4-7; rami secondari orizzontali, ascendenti o pendenti. Foglie di due tipi: sui rami giovani o sui laterali, aghiformi, lunghe 8-12 mm, morbide, diritte o incurvate, lucide; sui getti più vecchi e fertili ampiamente ovate, incurvate, lunghe 6-10 mm e larghe 3-6 mm alla base. Coni ovuliferi 7-10 x 9-12 cm, slargati alla base; squame terminanti in una spina ricurva lunga circa 1 cm. Il legno è ottimo per la tornitura e viene diffusamente utilizzato in artigianato nelle Hawaii.
Etimologia: ‘Arauco’, una provincia del Cile meridionale dove cresce spontanea la specie, A. araucana; heterophylla è riferito alla differenza di forma e dimensione delle foglie su piante giovani e adulte.
Cedrus
Conifere sempreverdi, monoiche, con ampia chioma eretta e in alcune specie orizzontale all’apice. Rami di due tipi: lunghi, con foglie isolate o spiralate e rami brevi, portanti all’apice un ciuffo di foglie. Coni terminali sui rami brevi, gli ovuliferi maturi in due o tre anni; le squame legnose sono più larghe che lunghe, ciascuna con due ovuli. Semi irregolarmente triangolari, bruni, resinosi, alati.
Etimologia: Cedrus (in greco kédros) termine con cui verosimilmente si indicavano le specie greche di ginepro e che successivamente venne applicato anche al Cedro vista la somiglianza del legno delle due piante, forte e odoroso. Nel giardino di Villa Rufolo sono presenti le seguenti specie:
Cedrus deodara (Roxb.) G. Don
(Pinus deodara Roxb.)
Himalaya
Albero generalmente dioico, 40-50 m, con chioma conica e corteccia grigia. Foglie bluastre, in ciuffi di 15-30, lunghe 3-5 cm. Coni solitari o in coppie, ovati o ellissoidi, con apice arrotondato, lunghi 7-10 cm, bluastri prima della maturazione e poi bruno-rossastri. con ali ampie, di colore bruno chiaro.
Ha un legno molto durevole, anche se non particolarmente forte, in Asia è molto utilizzato in edilizia. Il suo olio essenziale viene usato come antisettico.
Etimologia: deodara dal sanscrito “devadāru”, albero degli dei
Cedrus libani A. Richard subsp. libani
Libano, Siria, Turchia
Cedro del Libano
Albero alto fino a 40 m, con chioma piramidale negli stadi giovanili, poi ad ombrello con i rami apicali orizzontali o penduli, rami laterali spesso di lunghezza considerevole; corteccia grigio scura o brunastra. Foglie verdi, in ciuffi di 10-15, lunghe 2.5-3.5 cm, a sezione quadrangolare. Coni cilindrico- ovoidali, più o meno troncati all’apice, lunghi 7-10 cm.. Semi lunghi 1.6 cm, con ali lunghe fino a 2.5 cm. Il Cedro del Libano è il simbolo di questa nazione e campeggia al centro della bandiera nazionale. E’ usato fin dall’antichità per la costruzione di navi e in edilizia, la sua resina veniva utilizzata nei processi di imbalsamazione.
Etimologia: libani (del Libano), riferito alla zona di provenienza
Cercis siliquastrum L.
Albero di Giuda
Regione mediterranea, Asia
Albero alto fino a 10 m, con corteccia grigio-brunastra. Foglie tondeggianti o reniformi, lunghe 4-10 cm e larghe 6-14. Fiori con corolla roseo-porporina, lunga 1.5-2 cm. Il frutto è un legume compresso lungo circa 12 cm. Fiorisce in primavera.
Etimologia: il nome deriva dal termine greco kerkís “navicella” o “spola” e dal latino siliqua “baccello”, in riferimento alla forma dei frutti. Secondo la leggenda sotto questo albero Giuda Iscariota baciò Gesù, in seguito, sconvolto dal rimorso, vi si impiccò. Da questo il nome vernacolare di Albero di Giuda. E’ probabile che derivi in realtà dalla corruzione del nome francese Arbre de Judée, riferito alla zona di diffusione di questa pianta.
Cupressus sempervirens L. ‘Stricta’
Cipresso mediterraneo
Europa, India
Albero alto fino a 50 m, a chioma fastigiata e compatta oppure aperta; corteccia grigio-bruna, sottile, liscia, desquamante in grosse scaglie, talora arrotolate. Rami principali ascendenti o eretti. Foglie aromatiche, squamiformi, di colore verde scuro, densamente sovrapposte le une alle altre, portate in 4 file. Coni ovuliferi larghi 2-4 cm, globosi, di colore verde lucido, a maturità grigiastri formati da 8-14 squame a contorno poliedrico. Albero molto longevo, può raggiungere i 1000 anni.
Etimologia: secondo la leggenda narrata da Ovidio il nome prende origine da Ciparisso, giovinetto amato da Apollo che, ucciso per errore il cervo dalle corna d’oro che il dio gli aveva donato, chiede agli dei di trasformarlo in albero per essere a lutto in eterno; sempervirens dal latino sempreverde.
In Italia, secondo l’insegnamento di Plinio, fu straniero (advena) il cipresso (XVI, 139-142), e venne denominato Tarantino forse perché in Taranto fu per la prima volta introdotto Plinio stesso, inoltre, ricorda che il cipresso era pianta sacra a Plutone, dio degli inferi e lo usavano nei riti funebri. E’ forse per questo motivo che ancor’oggi si trova nei cimiteri, quale simbolo di lutto.
In Italia è diventato elemento caratteristico del paesaggio della regione Toscana.
Ginkgo biloba L.
(Fam. Ginkgoaceae)
Cina
Albero deciduo, dioico, alto fino a 20-35 m, con corteccia grigia, liscia, profondamente fessurata solo su tronchi di esemplari particolarmente vetusti.. Le foglie sono picciolate, a forma di ventaglio, profondamente incise alla metà del bordo, diventano di colore giallo-oro in autunno prima di cadere. I semi, lunghi 1.5-2 cm sono portati in un involucro carnoso dall’apparenza di un frutto, detto sarcotesta, di colore giallo chiaro, ricco di acido butirrico che ne determina il pessimo odore quando cadono.
Etimologia: Ginkgo è l’errata trascrizione degli ideogrammi cinesi che significano “albicocca argentata” (yín guŏ), da parte del botanico tedesco G. Kaempfer nel 1690; biloba si riferisce alla profonda incisione nel mezzo della foglia. Nativa della Cina e oggi ampiamente coltivata, la Ginkgo biloba è considerata un fossile vivente, la sua origine e é riconducibile a circa 250 milioni di anni fa. E’ una pianta particolarmente resistente e si conoscono alberi di circa 1500 anni. Esemplari di questa specie erano presenti a Hiroshima al momento dell’esplosione nucleare e sono sopravvissuti fino ad oggi, divenendo, in Giappone, simbolo di rinascita.
La Ginkgo biloba ha numerose proprietà medicinali, in particolare per la cura delle malattie cerebro-vascolari e per il miglioramento della memoria. Il seme è molto utilizzato nella cucina cinese e giapponese.
Pinus pinea L. (Famiglia Pinaceae)
Regione mediterranea
Albero sempreverde, alto fino a 25 m, dalla chioma a forma di ombrello che si impianta all’estremità di un tronco singolo ricoperto da una corteccia rossastra formata da placche quadrangolari. Aghi lunghi circa da 8 a 16 cm, riuniti a gruppi di due e avvolti alla base da una unica guaina brunastra, persistenti sulla pianta 2-4 anni. Pigne ovoidi lunghe 8-15 cm che maturano in circa 36 mesi. Semi (pinoli) alati.
Etimologia: dai nomi latini pinus con cui si indicava il tipo di pianta e pinea per la pigna.
Pinus pinea è coltivato da così lungo tempo nella regione mediterranea che si è naturalizzato ed è considerato autoctono ben oltre il suo areale di origine. Il suo legno era molto utilizzato in passato nelle costruzioni navali, questa pianta è tuttora ampiamente sfruttata per la produzione dei pinoli, usati come condimento in diverse pietanze e come ingrediente di base in pasticceria. Plinio parla di tre specie di pino in Italia che egli chiama pinus, pinaster e tibulus. Quella chiamata pinus potrebbe corrispondere al pino domestico. Virgilio parla del pino che cresce nei giardini e della sua bontà come legno per la costruzione delle navi. I pinoli erano una ghiottoneria anche presso i Romani. Le diverse parti della pianta sono ampiamente usate nella tradizione popolare del bacino del Mediterraneo, in particolare nella medicina popolare, contro raffreddore, asma, bronchite e per curare le ferite.
Tilia platyphyllos Scop. subsp. platyphyllos (= T. officinarum Crantz subsp. platyphyllos; T. europaea L. p.p.)
Tiglio nostrano, Tiglio a fiori grandi
Albero alto fino a 40 m, largamente colonnare, con corteccia grigio-scura, rugosa o con sottili fessurazioni; getti pubescenti o glabri. Foglie lunghe e larghe 6-12 cm, ovato-rotondate, a base asimmetrica, seghettate, con denti acuti ma non mucronati, scure e opache, talora pubescenti di sopra, pubescenti per peli semplici di sotto; picciolo lungo 1.5-5 cm, pubescente. Fiori portati in infiorescenze 3-6 flore. Frutto lungo 8-10 mm, piriforme, legnoso, pubescente, con 5 costole longitudinali ben definite.
Tilia cordata Miller (= T. parvifolia Ehrh.; T. sylvestris Desf.; T. europaea L. p.p.; T. ulmifolia Scop.)
Tiglio selvatico, T. riccio
Europa, Asia
Albero ampiamente colonnare, alto fino a 30 m, con corteccia inizialmente lisci e grigiastra, poi più scura, con fenditure rossastre; getti glabrescenti. Foglie lunghe 4-12 cm e larghe 3-10, orbicolari, finemente serrate, scure di sopra, glaucescenti e glabre di sotto, eccetto che per ciuffi di peli bruno-rossastri all’ascella delle nervature; picciolo lungo 3-5 cm. Fiori portati in infiorescenze 4-15 flore; stami lunghi circa quanto i petali. Frutto globoso, poco o niente costoluto, tomentoso.
Etimologia: Tilia, dal nome latino di un albero non identificabile (Plinio, NH, XVI 66-67); cordata: dalla forma a cuore delle foglie.
Olea europaea L.
Olivo
Reg. Mediterranea
Albero sempreverde alto fino a 15 m, estremamente longevo (si conoscono olivi la cui età stimata è di oltre mille anni). Il suo tronco, liscio e slanciato nelle piante giovani, con l’età diviene tozzo, contorto e rugoso. Dalla base del tronco si sviluppano normalmente numerosi getti verticali. La chioma è fittamente ramificata e le foglie, di colore verde scuro superiormente e grigio nella pagina inferiore, sono lunghe 1-8 cm e larghe da 3 mm a 2 cm appuntite all’estremità. I fiori sono numerosissimi, piccoli, bianchi, da 4 a 5 mm di diametro. Fiorisce in primavera. Il frutto, l’oliva, che nessun abitante del Mediterraneo non conosce, è lungo da 1 a 4 cm, ha forma ovale, è di colore verde o violaceo quasi nero e ricca di olio.
Etimologia: Olea, nome latino della pianta derivato da quello greco eláa.
L’olivo ancor più del fico è una delle piante utili che l’uomo ha coltivato nell’area del Mediterraneo da tempi assai remoti e probabilmente fin dal Neolitico (3°-2° millennio a. C.).
L’olivo (olea) è menzionato frequentemente nella letteratura latina e Ovidio parla della sua fioritura. Secondo Plinio, l’olivo fu portato ai Romani dai Greci durante il regno di Tarquinio Prisco, ma probabilmente esso già in precedenza fu introdotto nella Magna Grecia e in Sicilia. Plinio discute anche della diffusione dell’olivo nel mondo, della sua coltivazione e della produzione dell’olio. L’olio di oliva, oltre che nell’alimentazione, era ampiamente utilizzato per la cura del corpo, mentre tutte le sue parti trovavano impiego come medicinale. Notevole era infine il suo uso come combustibile per le lampade. Il ramoscello di olivo era poi il ben noto simbolo di pace e di questa pianta erano costituite le corone che cingevano il capo dei vincitori delle gare delle antiche Olimpiadi.
Citrus limon (L.) Burm. fil. (= C. medica L. forma limon)
Limone
Origine incerta, probabilmente Asia
Albero alto fino a 5 m, con spine rigide. Foglie lunghe 5-10 cm, ellittiche, crenate o finemente seghettate, ad apice acuto e base cuneata. Fiori solitari o in racemi pauciflori; petali soffusi di rosa-violaceo all’interno. Frutto giallo esternamente, di forma ovale, con una protuberanza all’apice e appuntito all’altra estremità, lungo fino a 15 cm, polpa acida.
Etimologia: il termine generico deriva dal greco ‘citron’ e in latino ‘citrus’, per indicare il cedro, agrume di origine indiana introdotto in Grecia da Alessandro Magno. Il termine specifico deriva probabilmente dal vocabolo persiano ‘limú’ di con cui si indicano gli agrumi. Il limone è da considerarsi un ibrido fra C. medica e C. aurantifolia, esso appare già negli affreschi pompeiani e secondo alcuni autori ivi anche coltivato. La prima chiara prova letteraria in qualsiasi lingua su questa pianta risale ad uno scritto arabo degli inizi del X secolo. Molteplici sono i suoi usi in cucina e nella preparazione di liquori, per la presenza di vitamina C e sali minerali è usato ampiamente nella medicina tradizionale.
Aesculus hippocastanum L.
Ippocastano
Asia, Europa
Albero alto 30 m, a chioma arrotondata. Foglie digitate, con 5-7 foglioline obovate, lunghe circa 15-30 cm e larghe 5-12, irregolarmente e doppiamente seghettate, glabre eccetto che per ciuffetti di peli all’inserzione delle nervature della pagina inferiore. Fiori lunghi circa 2 cm, bianchi con centro rosa o giallo, portati in pannocchie erette, coniche, lunghe circa 30 cm. Frutto spinescente, largo circa 6 cm contenente un grosso seme marrone, lucido, simila ad una castagna. Fiorisce in primavera.
Etimologia: Aesculus era il nome dato a querce dalle ghiande commestibili (forse Q. robur) e trasferito da Linneo a questa pianta; hippocastanum, letteralmente castagno per cavalli, in quanto la farina ricavata dai semi e tostata veniva data per mangime ai cavalli deboli. Un tempo i semi, ricchi di saponina, venivano ridotti in pasta e usati come detersivo; applicata esternamente questa pasta esplica un’azione vasocostrittrice e in medicina popolare essa veniva impiegata nella cura delle emorroidi. La farina che si estrae dai cotiledoni è utilizzata nell’industria cosmetica. I semi non trattati sono tossici. La corteccia è usata come febbrifugo nella medicina popolare. Il legno è di cattiva qualità. L’ippocastano fu introdotto per la prima volta in Europa come pianta ornamentale a Vienna nel 1591
Paulownia tomentosa (Thunb. ex Murray) Steud. (= P. imperialis Sieb. et Zucc.; Bignonia tomentosa Thunb. ex Murray)
Cina
Albero deciduo a chioma arrotondata, alto fino a 15 m, con corteccia rugosa grigio-bruna, intercalata da aree lisce e lucide. Foglie opposte, tomentose, lunghe 12-25 e larghe circa altrettanto, ovate, intere o trilobate, con base cuoriforme. Fiori profumati, portati in pannocchie piramidali; corolla con 5 lobi di colore violetto-porporino chiaro, con macule e strie gialle all’interno del tubo corollino. Il frutto è una capsula. Fiorisce a inizio primavera, prima dell’emissione delle foglie.
Etimologia: Paulownia in onore della Gran Duchessa Anna Pavlovna Romanov di Russia; tomentosa per le foglie ricoperte di peli.
Il legno è durevole e lavorabile. In Oriente viene usato per fabbricare strumenti musicali.
In Cina esiste l’antica tradizione di piantare una Paulownia alla nascita di una bambina e tagliarla quando raggiunge l’età del matrimonio ricavandone oggetti per la sua dote.[/toggle]
ELENCO FLOGISTICO
AMARYLLIDACEAE
–Haemanthus coccineusL. – Sud Africa
APOCYNACEAE
–Nerium oleander L. – (Asia) Naturalizzato nel Mediterraneo
AQUIFOLIACEAE
–Ilex aquifolium L. – Asia occidentale, Europa
–Ilex opaca L. – Stati Uniti orientali
ARACAURIACEAE
–Araucaria heterophylla (Salisbury) Franco – Is. Norfolk /arancione
ARACEAE
–Monstera deliciosaLiebm – Sud America
-Colocasia esculenta (L.) Schott – India, Sud est asiatico
ARALIACEAE
–Hedera helix L. – Europa, Asia occidentale
–Aralia sieboldi K. Koch – Giappone, Taiwan
AREACAEAE
–Phoenix canariensis Chabaud. – Is. Canarie
–Howea forsteriana Becc. – is. Lord Howe (Australia)
1. Washingtonia filifera (Lindl.) H. Wend. – Stati Uniti sud occidentali, Messico
2. Washingtonia robusta(Lindl.) H. Wend. – Messico
–Jubea chiliensis (Molina) Baill. – Cile
-Chamaerops humilis L. – Mediterraneo
ASPARAGACEAE
-Yucca Gloriosa L. – Stati Uniti
-Nolina recurvata (Lem.) Hemsl. – Messico
–Cordyline australis (Forst.f.) Hook. f. – Australia
–Cordyline australis ‘Variegata’ (Forst.f.) Hook. f. – Australia
–Chlorophytum elatum L. -Sud Africa
BIGNONIACEAE
-Tecomaria capensis L. – Argentina
–Dolichandra unguis-cati (L.) Miers – America centrale, Caraibi
BUXACEAE
-Buxus sempervirens L. – Europa, Asia
-Buxus sempervirens‘Variegata’ L. – Europa, Asia
–Buxus balearica L. – Europa, Africa
CACTACEAE
–Opuntia hyptiacantha F.A.C. Weber – Sud America
-Echinopsis pachanoi Britton & Rose – America centrale
-Cereus peruvianus var. monstruosus DC. – America centrale
-Opuntia ficus-indica (L.) Mill. – Messico
CALESTRACEAE
–Euonymus japonicus L. fil. – Giappone
CAPRIFOLIACEAE
-Abelia x grandiflora(André) Rehd. – Italia
–Viburnum tinusL. – Europa
CYCADACEAE
–Cycas revoluta Thunb. – Giappone
CYPERACEAE
–Cyperus alternifolius L. – Madagascar
CORNACEAE
–Aucuba japonica Thunb. – Giappone
CUPREASSACEAE
–Cupressus sempervirens L. – Mediterraneo
EQUISETACEAE
-Equisetum palustre L. – Europa, Asia, Nord America
FABACEAE
–Cercis siliquastrum L. – Mediterraneo
–Erythrina cfr. crista galli L. – America centrale
–Coronilla coronata L. – Europa
–Wisteria floribunda (Willd) DC. – Giappone
GINKGOACEAE
–Ginkgo biloba L. – Cina
HYDRANGEACEAE
-Hydrangea macrophylla (Thunb). Ser – Cina, Giappone
-Philadelphus coronarius L. – Europa
LAMIACEAE
-Rosmarinus officinalis L. – Europa, Asia, Africa
MENISPERMACEAE
–Cocculus laurifolius DC. – Himalaya, Giappone, Cina
MALVACEAE
–Adansonia digitata L. – Africa
–Tilia cordata Mill. – Europa, Asia
-Tilia platiphyllos Scop. – Europa
MORACEA
-Ficus pumilia L. – Asia
NYCTAGINACEAE
–Bougainvillea glabraChoisy – Brasile
NYMPHEACEAE
–Nymphaea alba L. – Europa
OLEACEAE
-Olea europea L. – Mediterraneo
–Jasminum officinale L. – Cina
ONAGRACEAE
–Fuchsia magellanica. – Giappone
PINACEAE
-Cedrus deodara Roxb. Ex (D.Don) D. Don – Himalaya
-Cedrus atlantica Stephan Endlicher – G. Manetti, ex Elie- Abel Carrière – Nord Africa
-Cedrus libani A. Rich. – Oriente
–Pinus pinea L. – Mediterraneo
PITTOSPORACEAE
1. Pittosporum tobira (Thunb.) WT Aiton – Giappone e Cina
POLYGONACEAE
–Muehlenbeckia complexa Meissn. – Nuova Zelanda
PTERIDACEAE
-Adiantum capillus-veneris L. – Stati Uniti
ROSACEAE
1. Prunus domestica L. – Europa
–Prunus laurocerasus L. – Europa, Asia
–Prunus laurocerasus rotundifolia L. – Europa, Asia
–Rosa banksiae ‘Alba plena’ Lindley – Cina
–Rosa banksiae ‘Lutea’ Redher – Cina
–Crataegus monogyna Jacq. – Europa, Asia
RUTACEAE
–Citrus reticulataBlanco – Cina
–Citrus x limon (L.) Burm.f. – Cina
SAXIFRAGACEAE
-Bergenia crassifolia (L.) Fritsch – Siberia
SAPINDACEAE
–Acer negundoL. – Stati Uniti
–Aesculus hippocastanum L. – Europa orientale
SCROPHULARIACEAE
1. Paulownia tomentosa(Thunb.) Steud. – Cina
STRELITZIACEAE
–Strelitzia reginae Regel & Körn – Sudafrica, Madagascar
VITACEAE
-Vitis vinifera L. – Europa, Asia
–Parthenocissus quinquefolia (L.) Planch. – Stati Uniti, Canada
–Parthenocissus tricuspidata (Siebold. & Zucc.) – Stati Uniti, Canada
XANTHORRHOEACEAE
-Aloe aculeata Pole Evans – Sud Africa
-Aloe ferox Mill. – Sud Africa
-Phormium tenax variegatum J.R.Forst. & G. Forst – Nuova Zelanda
Le specie ornamentali ad oggi coltivate nei giardini di Villa Rufolo ammonta ad 81 entità (con il termine entità si intendono specie, sottospecie e varietà, per 41 famiglie.
n.1 Amaryllydaceae
n.1 Apocynaceae
n.2 Aquifoliaceae
n.1 Aracauriaceae
n.2 Araceae
n.2 Araliaceae
n.6 Areaceae
n.5 Asparagaceae
n.2 Bignoniaceae
n.3 Buxaceae
n.4 Cactaceae
n.1 Calestraceae
n.2 Caprifoliaceae
n.1 Cycadaceae
n.1 Cyperaceae
n.1 Cornaceae
n.1 Cupressaceae
n.1 Equisetaceae
n.4 Fabaceae
n.1 Ginkgoaceae
n.2 Hydrangeaeceae
n.1 Lamiaceae
n.1 Menispermaceae
n.3 Malvaceae
n.1 Moraceae
n.1 Nyctaginaceae
n.1 Nympheaceae
n.2 Oleaceae
n.1 Onagraceae
n.4 Pinaceae
n.2 Pittosporaceae
n.1 Polygonaceae
n.1 Pteridaceae
n.6 Rosaceae
n.2 Rutaceae
n.1 Saxifragaceae
n.2 Sapindaceae
n.1 Scrophulariaceae
n.1 Strelitziaceae
n.3 Vitaceae
n.3 Xanthorrhoaceae
Le famiglie presenti nei giardini di Villa Rufolo. Con il termine entità si intendono specie, sottospecie e varietà.
Areaceae e Roasaceae sono le famiglie con il maggior numero di entità coltivate nella Villa. I caratteri diagnostici di tre entità sono risultati poco utili all’identificazione di queste.
Analizzando l’area di provenienza geografica riferite a tali entità (Grafico 1.) si evidenzia una notevole presenza di specie di provenienza asiatica (24%), europea (17%) e centro-sudamericana (15%). Questi risultati sottendono la consuetudine al ricorso ad entità rare ed esotiche per la creazione di giardini che si manifestava già dalla fine del ‘700 e che non ha lasciato indenne nemmeno Sir Reid, che durante i suoi numerosi e frequenti viaggi portava a Villa Rufolo piante forestiere.